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Le Cave di Cusa
Le Cave di Cusa si trovano a circa 11 km a Nord-Ovest di Selinunte. Il loro aspetto è caratterizzato da una lunga parete rocciosa di estrazione alta circa m 8 che si può seguire per circa 1.700 m. Il nome attuale delle cave fa riferimento al barone Cusa, vecchio proprietario dell’area. Nel XVI secolo erano, invece, note con il nome arabo di Ramuxara. I Selinuntini ricavarono la pietra da costruzione anche da altre cave. Alcune di esse, come quelle localizzate lungo i pendii di Manuzza, si trovano all’interno della città, altre, come le Cave Barone, si trovano a circa 4 km a Nord di Selinunte. Più lontane sono quelle di Misilbesi presso Menfi, sfruttate soprattutto per opere di scultura.
La maggiore quantità di materiale lapideo proviene dalle Cave di Cusa la cui roccia, molto compatta, fu utilizzata a partire dalla prima metà del VI sec. a.C. Le cave furono abbandonate quando l’attività estrattiva era ancora in pieno svolgimento come dimostrano i rocchi di colonna in corso di formazione o già estratti per la costruzione del tempio G. L’avanzata dell’esercito di Annibale, nel 409 a.C., pose fine anche ai lavori nella cava.
I disegni illustrano l’intero ciclo di lavorazione:
I pezzi venivano trasportati lungo una strada rocciosa larga dai 9 ai 10 m, non più visibile a seguito di varie trasformazioni fondiarie. Poco sappiamo dell’organizzazione del lavoro nelle cave selinuntine. Come nelle altre cave antiche, il lavoro di estrazione era affidato ad esperti maestri scalpellini suddivisi, in genere, in due gruppi: i “leukourgoi” occupati nel cantiere di costruzione e i “latomoi” impiegati nelle cave per l’estrazione.
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